14 Aprile 2010

Corte Costituzionale: il mio comunicato

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“Vista la sinteticità del comunicato della Corte e al di là delle indiscrezioni delle agenzie, non possiamo a questo punto che aspettare le motivazioni” ha dichiarato Ivan Scalfarotto, Vice Presidente del Partito Democratico, nel commentare la decisione della Corte Costituzionale che non ha accolto le tesi dell’incostituzionalità del divieto di sposarsi per le persone dello stesso sesso.

“Sapevamo dall’inizio che sarebbe stata una battaglia difficile, ma essere riusciti a portare il caso davanti all’Alta Corte e a discutere dei diritti delle persone omosessuali in Italia sottraendo la questione all’avanspettacolo e al folklore che in genere la circonda e ottenendo il supporto scientifico dei migliori costituzionalisti italiani è stata già una grande vittoria” ha proseguito Scalfarotto.

“Questo è in ogni caso soltanto il primo passo. Già altre battaglie di civiltà come quella della Legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita sono state vinte perché la Corte ha sviluppato la propria giurisprudenza in modo dinamico: credo che di questa questione la Consulta dovrà occuparsi ancora nel prossimo futuro e sono fiducioso che alla fine il diritto alla piena uguaglianza di tutti i cittadini finirà col prevalere, in Italia come nel resto d’Europa”, ha concluso Scalfarotto.

10 risposte a “Corte Costituzionale: il mio comunicato”

  1. […] Costituzionale: il primo passo14.04.10 | Comment? Sapevamo dall’inizio che sarebbe stata una battaglia difficile, ma essere riusciti a portare il caso davanti all’Alta […]

  2. giorgio wahrheit ha detto:

    Traduzione: abbiamo perso, ma abbiamo vinto, ci hanno dato torto ma abbiamo ragione, l’arbitro non ha capito un cazzo ma finirà per convincersi dopo il martellamento cui lo sottoprorremo…e finirà per darci ragione…

  3. scalpha ha detto:

    Meglio la seconda parte della traduzione, che più esattamente rifarei così: “abbiamo perso per il momento, ma l’arbitro finirà per convincersi dopo il martellamento cui lo sottoprorremo…e finirà per darci ragione…”

  4. piergiorgio ha detto:

    mah…io sono cautamente ottimista.
    Adesso non vorrei “allargarmi” troppo ed essere facilmente smentito dato che conosco solo quel che hanno pubblicato le agenzie, però, però, con tutti i caveat del caso, nutro qualche speranza di essere confortato dalla lettura delle motivazioni della corte (a proposito quando arriveranno si sa?).

    E infatti io ho sempre detto che era reaisticamente impensabile, e forse, nemmeno troppo auspicabile, almeno in questo momento, che la Corte accogliesse i ricorsi, cioè di fatto imponesse il matrimonio gay per via giurisdizionale.
    Però dissi che l’aspetto importante e utile del tentativo poteva essere spingere la Corte a pronunciarsi sull’interpretazione da dare all’art.29 cost. quello sulla famiglia.
    INfatti noi abbiamo il problema che, fin ora, gran parte del mondo politico, a destra e a sinistra, non solo era contraria al matrimonio gay, ma ha sempre usato un’interpretazione travisante di quell’articolo per dire che era addirittura VIETATO dalla cost! cioè l’esatto contrario di quel che si è chiesto coi ricorsi: non solo non imposto dalla costituzione, ma addirittura vietato, non consentito da essa.
    In altri termini si sono sempre trincerati dietro l’art 29, così interpretato, per non discutere nemmeno il problema, sostenendo che per la nostra cost. la “famiglia” può essere solo fra uomo e donna. Quest’interpretazione dell’art.29 cost. quindi finora è stata brandita come potente arma politica, per sostenere proprie posizioni ideologiche conservatrici, o per giustificare la propria timidezza e il mancato appoggio alle rivendicazioni gay con un “vorrei ma non posso: c’è l’art.29 cost.”

    Ecco dunque l’importanza di una pronuncia della Corte sul punto.
    Ed ecco dunque il mio cauto ottimismo. Infatti a quanto pare la Corte avrebbe “rimandato la palla” al legislatore ordinario, avrebbe detto che una decisione sulla questione è di competenza del legislatore ordinario.
    Ciò mi lascia supporre che essa dunque abbia sostanzialmente rigettato l’interpretazione conservatrice dell’art. 29 cost.
    Se infatti avesse accolto quella interpretazione avrebbe dovuto dire che appunto il matrimonio gay non si può fare e basta.
    Se, come sembra, invece ha detto che spetta al legislatore ordinario decidere vuol dire che appunto per la Corte non esiste un divieto costituzionale in materia, che l’art.29 non può essere interpretato come divieto.

    Se così è questo è il massimo che si poteva sperare.
    Verrebbe sgomberato il campo dal “pregiudizio” di costituzionalità e la materia diverrebbe, senza scuse e reticenze, una materia di libera “competizione” fra opposte tesi politiche.
    Insomma liberi tutti: il parlamento è sovrano e può decidere se ammettere o non ammettere il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
    Ovvio che in Italia oggi non ci sono nemmeno lontanamente le condizioni politiche per un approvazione in parlamento.
    Però è importante che non si possa più dire che cmq il matrimonio gay è vietato dalla cost.: ognuno si dovrà assumere le sue responsabilità, la responsabilità cioè di sostenere la propria posizione poltica in merito con propri argomenti, senza più scuse e infingimenti.

  5. SuperPop ha detto:

    Non dimentichiamo che negli anni settanta la Corte Costituzionale interrogata sul tema dell’adulterio, dichiarò legittima la norma del codice penale che puniva col carcere, in caso di infedeltà, le donne e non gli uomini. Solo dopo pochi anni la stessa Corte cambiò completamente opinione e dichiarò incostituzionale il delitto d’adulterio riconoscendo che i costumi erano cambiati. Così come anche per altre leggi come il divorzio e l’aborto.
    Io rimango ottimista e fiducioso. Adesso dobbiamo solo rimboccarci le maniche e continuare a lottare per un diritto di tutti. Bisogna essere incisivi e far comprendere alla società civile, ed in primis alla classe politica che tutto ciò è GIUSTO! E’ GIUSTO E’ GIUSTO!

  6. Anellidifum0 ha detto:

    Corregetemi se sbaglio, ma la sentenza del Tribunale Costituzionale del Portogallo, che ha aperto alle nozze per tutti, e le relative motivazioni, sono già un elemento nuovo per il prossimo ricorso, perché arrivate mentre la nostra Corte stava decidendo.

  7. piergiorgio ha detto:

    interessante anelli questa del portogallo non la sapevo..
    cmq ribadisco io non sono solo speranzoso per il futuro: come atteggiamento mentale in genere, anzi, sono piuttosto pessimista 🙂
    io sono speranzoso proprio per questa sentenza qua.
    Penso che il dire che la materia è nella discrezionalità del legislatore significa dire che la cost. non obbliga a riconoscere il matrimonio gay, non lo impone dunque, ma nemmeno lo vieta: il legislatore è libero di scegliere.
    E questo, rispetto a quanto sostenuto comunemente nel dibattito politico italiano finora, è già un passo avanti. UN grosso passo avanti.
    Ovviamente ribadisco anche che si tratta di deduzioni da uno scarno comunicato. Deduzioni plausibili, ma non sicure.
    Perciò cauto ottimismo, con riserva di leggere la motivazione vera quando sarà pubblicata.

  8. piergiorgio ha detto:

    grazie anelli ho letto, molto interessante.
    In effetti quel che ha scritto la suprema corte portoghese è perfettamente in linea con quel che han sempre sostenuto i giuristi più aperti sull’art.29 della cost. italiana.
    Ed è proprio a qsa del genere che penso.
    Non è escluso infatti che proprio in tal senso si sia mossa anche la Corte italiana, magari con meno nettezza: leggeremo quello che scriveranno i nostri giudici.

    Ovviamente nel caso portoghese il parlamento aveva già fatto una legge pro matrimonio gay, e la Corte è stata dunque chiamata a dire se questa legge già fatta, era ammissibile(costituzionalmente) o inammissibile: quindi una situazione rovesciata rispeto ala nostra.
    Essendo invertite le parti anche il medesimo (o simile) orientamento giurisprudenziale avrebbe effetti diversi: dire che l’evoluzione dell’istituto matrimoniale è costituzionalmente permessa, e dunque compete al legislatore ordinario regolarsi a sua discrezione, se una legge a favore c’è già (Portogalo) la salva=dunque matrimonio gay “approvato”; se invece una legge non c’è e il legislatore non la fa (Italia) salva l’esistente=niente matrimonio gay (almeno sino a che non lo decida il parlamento).

  9. Anellidifum0 ha detto:

    Piergiorgio, tutto come dici tu. Anche se sotto sotto io speravo in un colpo a sorpresa della nostra Corte. Ma vedremo cosa diranno le motivazioni.