17 Febbraio 2010

Dilettanti e pezzenti

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Non amo Milano per le normali ragioni del sangue o dell’abitudine ma per quelle ben più forti del cuore e della ragione: quelle di chi è arrivato in questa città e ne è stato generosamente accolto fino a farla diventare la propria casa, per sempre. Milano è stata casa mia anche quando ero a Londra o a Mosca per lavoro, a Milano ho comprato casa e ho stabilito le mie amicizie più profonde. A Milano ho costruito il successo della mia vita di professionista, l’accettazione e l’equilibrio di persona omosessuale, il senso più profondo del mio impegno in politica. Per uno come me vedere Milano com’è oggi è un dispiacere – un dolore, direi – che si fa fatica a descrivere: chi di Milano ha usato a piene mani l’apertura mentale e le opportunità non può vivere che con un senso di sconforto la deriva di provincialismo, di razzismo, di sonnolenza, di inutilità e di vuoto che si respira in città. Uno sconforto che aumenta a dismisura visitando città come Torino, per esempio, viva e vitale cento volte più che Milano, al punto che ci sono già milanesi che stanno decidendo di trasferirsi nella città che anni di Chiamparino e Bresso (con l’opportunità dell’Olimpiade sfruttata al meglio, altro che la figura da dilettanti pezzenti che stiamo facendo con l’Expò) hanno trasformato in un luogo vibrante e accogliente. I fatti di Via Padova sono la conseguenza di anni e anni di un’amministrazione di destra che non ha avuto lo straccio di un progetto, di una visione, che non ha mai davvero pensato a Milano come a una capitale europea. Siamo stati nelle mani di gente come Matteo Salvini, uno che ha elaborato l’idiozia dei tram per i milanesi, per dire, e che ieri viene fuori con una dichiarazione imbarazzante sui quartieri gay di Londra e di Parigi, che osa definire dei ghetti. Una classe dirigente razzista e arrogante che si prende il lusso di criticare città che ormai appartengono al mondo, esempi luminosi – nonostante le ovvie e oggettive difficoltà – di convivenza e di rispetto reciproco. Altro che Milano, purtroppo.

9 risposte a “Dilettanti e pezzenti”

  1. Elena ha detto:

    Ahimé, non potresti avere più ragione

  2. Anellidifum0 ha detto:

    D’accordo su tutta la linea, e aggiungo che a me Milano non è MAI parsa cosmopolita. Sarà che ho vissuto fra Toronto, Bologna, Roma, Vancouver, Barcellona, Madrid e diverse metropoli degli USA, ma a me Milano è sempre sembrata estremamente provinciale.

    Torino, al contrario, è città reale in tutto, dalla larghezza delle strade all’understatement (o, se preferisci, l’esageruma nen) dei suoi cittadini, che hanno per altro saputo integrarsi con i tantissimi immigrati in un modo mille volte più plurale e moderno di Milano.

    Milano è una grande Pera, grigia, piena di smog, con pochissimo verde e un ritmo angosciante che vorrebbe essere calvinista, ma riesce a essere solo un ammazzarsi di lavoro e guardare in cagnesco il prossimo.

  3. Anellidifum0 ha detto:

    Oh e d’altro canto i milanesi votano della gente improponibile ad amministrarli mica da poco: prima dei leghisti e dei berluscloni c’erano i craxiani, ricordiamocelo. La Milano socialista pre-Craxi è roba quasi da Risorgimento…

  4. Paolo ha detto:

    Post centrato e forse anche troppo poco cattivo verso Milano – ma non e’ che Torino sia il paradiso in terra, tutto colori, musica, verde, pace e gioia di vivere.
    Grigio traffico e smog mi sembrano identici e Milano povinciale contro Torino cosmopolita, aperta e internazionale????
    Mi sembra una gara a chi sta peggio

  5. la Milano che mi ricordavo io da bimbo era una città orgogliosamente milanese e aperta a tutti, che si mostrava al mondo a testa alta, con fierezza, e con l’orgoglio di chi si alza e va a lavorare, non a rubare!
    La Milano che ho visto nella mia ultima visita quasi due anni fa, non la riconoscevo più. Un pastrocchio.
    E mi sa che Milano è lo specchio dell’Italia.

  6. Anellidifum0 ha detto:

    OT Ivan, ma tu come sei finito a Sanremo? Non ti ho visto in finale! 😀

  7. Lorenzo ha detto:

    piccola e provinciale, ma soprattutto proprietà privata di poche persone.
    Questo è Milano. Anche io ci sono arrivato a 18 anni e mi ci sono stabilito per una decina. Poi il lavoro mi ha portato a Roma e a Milano ho lasciato molti amici ma soprattutto mia moglie, con cui condivido un matrimonio part time. Per questo che a Milano devo molto e per questo mi fa sempre di più arrabbiare, ogni volta che la città sembra più piccola di quello che già è, ogni volta che non sembra una città europea, ogni volta che qualcuno se ne taglia via una fetta senza che i milanesi ne dicano poi molto (magari in cabina elettorale).
    Milano è bella perchè dalle sue mura trasuda il carattere e l’orgoglio di una città industriale che da sola ha trainato il nord e il paese per decenni. A Milano non cerchi i monumenti, che sono pochi, ma cerchi di capire i quartieri e la loro storia. E poi pensi che tutto quel fervore produttivo che per anni l’ha resa attiva e vivace oggi si traduce in attività quasi esclusivamente messe in piedi per curare immagini e non cose, apparenze e non sostanze.
    Milano è diventata questo perchè la sinistra l’ha abbandonata ai suoi Craxi e Berlusconi, ai suoi personaggi ambigui e corrotti e alle sue miserie fatti di tanti piccoli e grandi micro interessi.