20 Maggio 2009

Bocciata

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asino«I professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna». «Ogni regione devo poter strutturare un sistema educativa in linea con le richieste del mondo del lavoro della zona». «Per questo la polemica è distituita di ogni fondamento».

Se un ragazzino di quinta elementare scrivesse queste cose in un tema, che voto gli darebbe la sua maestra? Credo che difficilmente supererebbe la sufficienza. Le frasi qui sopra non sono opera di un ragazzino di quinta elementare, bensì del ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini, in una lettera pubblicata quest’oggi dal Gazzettino. Non scherzo. La lettera, per una strana sottile ironia, parla dell’opportunità di insegnare il dialetto nelle scuole italiane. Piuttosto che preoccuparsi di queste cose, il ministro Gelmini farebbe meglio a dare una ripassatina alla lingua italiana.

5 risposte a “Bocciata”

  1. Filippo l'altro ha detto:

    E questo senza entrare nel merito della lettera, insomma i terùn con terùn, ed i lumbard con i lumbard.

    Lottiamo per avere più mobilità in Europa, e poi questi quasi vogliono reintrodurre le frontiere pre-unitarie e limitare la mobilità interna. Senza testa.

    Detto questo non so, se i maestri di Crotone abbiano mai avuto voglia di trasferirsi ad Belluno e viceversa (per sempio da Belluno ad Qgrigento). Lo sradicamento, l’abbandono della propria terra non è mai un piacere, né qualcosa che ti vai a cercare per svago. Tutt’altro.

  2. astrid ha detto:

    E’ a dir poco scandaloso!

    In bocca al lupo, Ivan.

  3. sam ha detto:

    “le richieste del mondo del lavoro della zona” è la mia chicca preferita.

  4. Daniela Santus ha detto:

    Cosa ci si può aspettare da un Ministro che – relativamente all’Università – sostiene di voler abbattere la baronia dei professori ordinari, di voler dar spazio ai giovani “bravi”, di arricchire la ricerca e poi fa esattamente il contrario?

    Quanto ai “baroni”: le nuove commissioni di conccorso prevedono, al loro interno, cinque professori ordinari… scompaiono cioè le figure di controllo costituite dai professori associati e dai ricercatori. E’ in questo modo che i “baroni” verranno privati del loro potere mafioso? A meno che il Ministro abbia inteso rafforzarne il potere e abbia semplicemente sbagliato il verbo!

    Quanto ai giovani “bravi”: i nuovi concorsi da ricercatore non prevedono più le prove (ovvero i due scritti, gli orali, le lingue straniere), ma soltanto i “titoli” (ovvero le pubblicazioni). Sfido chiunque a dimostrarmi che un giovane possa accedere alle pubblicazioni su riviste scientifiche senza la presentazione e la sponsorizzazione di un boss accademico! E purtroppo non sempre il boss sponsorizza il migliore: talvolta sponsorizza il più devoto.

    Quanto alla ricerca: non c’è più un centesimo di euro, né per le università “virtuose” né per quelle “sprecone”. Non c’è più ricambio generazionale. I ricercatori sono costretti anche alla didattica (sottraendo di fatto tempo alla ricerca), il precariato è l’unica risorsa low cost. O, meglio, era l’unica risorsa. Sino allo scorso anno un professore universitario a contratto percepiva la fantastica cifra di 2500 euro all’anno (NON al mese!) per tenere un corso universitario, per fare gli esami, per seguire le tesi. Da quest’anno non c’è nemmeno più questo: i contratti possono essere stipulati soltanto per il compeso di 0 (zero) euro. Tutto ciò non va a rafforzare la baronia? I giovani sono costretti a lavorare gratis nella speranza che in un futuro, più o meno lontano, il barone si ricordi di loro e faccia loro vincere un concorso universitario per percepire… a quarant’anni suonati il primo stipendio: 1200 euro (questa volta al mese!)

    Il Ministro non dovrebbe soltanto ritornare sui banchi di scuola: dovrebbe dimettersi.

    Cordialmente,
    Daniela Santus

  5. […] ricordate la famigerata lettera del ministro Gelmini al Gazzettino, quella zeppa di errori di ortografia, quella della polemica […]