24 Aprile 2007

Chi si calò le braghe

Diario

Mancuso.jpegAurelio Mancuso, Segretario Nazionale dell’ArciGay che ha recentemente lasciato i democratici di sinistra, mi dedica un post sul suo blog nel quale sostanzialmente mi rimprovera per aver io apertamente criticato all’ultimo congresso DS il movimento GLBT italiano per la sua eccessiva prudenza. Inoltre, in modo elegante ma non equivocabile, mi invita sostanzialmente a mettermi a studiare: “Per quanto riguarda il movimento lgbt, sarebbe facile risponderti che è comodo criticare dai salotti buoni, senza mai essersi impegnati direttamente.” L’Italia è il paese della progressione per anzianità e Mancuso non si distacca dalla linea: io sto qui da più tempo, quindi ho più diritto di parlare di te.


Il fatto che Aurelio e molti altri dirigenti del movimento GLBT italiano si siano impegnati direttamente, e per molti anni, purtroppo non fa tuttavia venir meno che il risultato di questo loro impegno sia stato di di qualità e di impatto assolutamente fallimentari. Riconosco e rispetto la buona volontà di chi per anni si è dato da fare, ma quello di cui qui si dovrebbe discutere non è tanto della storia del mio impegno personale quanto dei risultati di chi istituzionalmente si era assunto la responsabilità di rappresentare e difendere la nostra comunità.
Aurelio sa che ho sostenuto le tesi che ho esposto al Congresso di Firenze ben prima di aderire ai DS e continuo serenamente a sostenerle adesso. Nessun bisogno di accasarsi o di rendersi simpatici, dunque. Il problema è che proprio il fallimento di decenni di politica omosessuale in Italia ci costringe oggi ad esigere l’approvazione dei Dico per poter – non dirò risolvere il problema dei diritti di cittadinanza dei gay in Italia, figuriamoci – ma per evitare situazioni scabrose come quella di Adele Parrillo, la vedova di Nassirya scacciata e misconosciuta perché non regolarmente sposata col suo uomo.
Il punto vero è che l’Italia è l’unico paese del mondo occidentale in cui i dirigenti del movimento GLBT abbiano messo a punto una piattaforma rivendicativa in cui unilateralmente – e senza consultazione preventiva – siano state sacrificate le aspirazioni dei cittadini gay e lesbiche alla piena parità dei diritti. Mai, e dico mai, ho sentito i massimi dirigenti del movimento gay italiano dire chiaro e forte che i cittadini omosessuali dovrebbero avere il diritto, il diritto, al pari di tutti gli altri, di poter sposarsi e richiedere l’adozione di minori. Si badi bene, non sto parlando di astrusità, sto parlando di diritti che numerosi paesi del mondo tra cui la vicina Spagna hanno già riconosciuto e che in Italia non si possono nemmeno nominare.
Qui non si tratta di essere gay o no, si tratta di una responsabilità eminentemente politica. L’Italia che io ho in mente – come uomo politico, con assoluta indifferenza rispetto al mio orientamento sessuale – è un’Italia nella quale tutti i cittadini (e quindi anche i gay) abbiano piena parità di diritti. Farebbe quindi bene Aurelio a dirci una una volta per tutte se su questo punto lui sia d’accordo oppure no. E nel caso fosse d’accordo, sarebbe grazioso allora che ci dicesse per quale motivo non ha mai combattuto per tutti noi di conseguenza, perché non ha – non dico ottenuto – ma almeno rivendicato per i gay italiani quei diritti che i gay spagnoli, francesi, belgi, olandesi, canadesi, svedesi hanno pacificamente da anni.
Con tutta franchezza, fossi in Mancuso, avrei qualche prudenza a dare valutazioni circa l’attitudine mia o di altri di calare le braghe. I distinguo dei nostri dirigenti, le loro inspiegabili cautele, la loro prudenza ha fatto più danni alla comunità omosessuale e all’avanzamento dei diritti civili in Italia delle farneticazioni di cento Paole Binetti. In tutti i paesi esistono i conservatori, i bigotti, i retrivi. Il problema è che negli altri paesi ci sono dirigenti GLBT che fanno efficacemente da argine ai retrivi e ai bigotti invece che calare la testa e sostenere tesi più realiste di quelle del (papa) re.

20 risposte a “Chi si calò le braghe”

  1. carcamanno ha detto:

    Io parto da questo presupposto (parlando da eterosessuale e quindi da priviligiato):
    la chiesa fa la chiesa, il papa pure. I laici (io lo sono) esprimano giudizi sulla chiesa cosi’ come la chiesa lo fa sulle decisioni dello stato (senza indignarsi e urlare all’ingerenza).
    Il problema e’ che, mentre il papa fa il papa e va diritto per la sua strada (non ho visto molte concessioni alla piazza, l’abolizione del limbo non mi pare un tema di forte interesse laico), i nostri politici non fanno i politici e ondeggiano davanti agli editti delle varie eminenze.
    Mi sento un po’ solidale anche con Mancuso, che probabilente da anni predica nel deserto e forse, come del resto hai fatto tu, reagisce anche un po’ istintivamente alle accuse che gli arrivano sbottando la propria impotenza.
    Devo dire a tuo favore che apprezzo, da amante del politicamente scorretto, l’espressione “calarsi le braghe”.

  2. Paolo ha detto:

    E’ negli occhi delle donne e degli uomini che sta la verità.
    Gli occhi di Scalfarotto sono veri e sinceri.
    Mi auguro che il tuo nuovo impegno ti faccia incontrare altri occhi come i tuoi.

  3. Marco ha detto:

    Onestamente anche io faccio fatica seguirti su questa strada, Ivan. E dire che ti ho votato alle primarie e che ti ho apprezzato e ti aprezzo moltissimo.
    Non so però ora davvero dove tu sia vissuto o cosa abbia visto; io sono un docente universitario da 15 anni all’estero (8 in Germania, 7 in GB, di cui 3 a Londra – e forse me ne sono andato da lì quando te arrivavi) e non posso veramente dire che i rappresentatnti della comunità politica organizzata GLBT che ho conosciuto io fossero o siano in Germania o GB così migliori e folgoranti rispetti agli italici.
    Il problema purtroppo non sono (solo) loro, ma è soprattutto quello dei politici italiani, anche quelli di una “sedicente” sinistra “riformista”, che fanno semplicemente pena.
    Se Fassino – uno che dovrebbe essere di sinistra, vero? – è contento di aver fatto questo partito nuovo e di condividere con la Binetti orizzonti e valori, cosa vuoi che succeda in Italia? Sul referendum sulla fecondazione assistita queste manfrine (a parte poche eccezioni) sono state già lì aberranti.
    Cosa c’entra dunque onestamente prendersela con Mancuso e gli altri, che, grazie a certi politici del menga che abbiamo, hanno dovuto buttare giù un rospo dopo l’altro?
    Non pensi che forse nessuno avrebbe saputo forse far meglio, in tali circostanze, e con tanta mancanza di coraggio di TUTTI i sediecneti politici riformisti italiani?
    Ce li avresti visti un qualsiasi Blair o Schröder o Zapatero a mettersi insieme con qualche teocon inglese o tedesco o spagnolo? Io no! E questo infatti è tutto il problema. Non altri.
    Ed è questo il motivo per cui l’Italia non ha ancora una legge sulle unioni civili o men che meno una legge sui matrimoni gay.
    Dispiace invece che ora anche tu – dopo tante parole – ti ritrovi nello stesso partito della Binetti.
    Non ci resta che augurarti davvero tanti auguri.
    Io onestamente non vedo la logica di tutto ciò, giacché anche questa grande “intelligenza” (relativa) dei politici del PD che tu hai recentemente sottolineato, non la vedo proprio. Questa spanna e mezzo oltre la norma io non la vedo proprio.
    Comunque buona fortuna, of course.
    Marco

  4. Norberto Gallo ha detto:

    Non te la prendere, ma il tuo entusiasmo certe volte è eccessivo. Non che tu faccia male a voler partecipare, anzi. Ma ricordati che la politica in Italia è gestita dai professionisti dell’occupazione del potere.
    Il tuo PD che tanto ti entusiasma ha qualche peccatuccio non veniale con il quale nasce… provo ad esempio a ricordarti una cosa che ha stabilito proprio il Congresso di Firenze che tanto ti ha esaltato. Prova a dare un’occhiata qui: http://www.napolionline.org/la-cruna-dell-ago/la-cruna-dell-ago/quellamore-per-il-porcellum-8.html
    E continua ad andare avanti, ma non lasciarti affascinare dalle chiacchiere di cui i tuoi nuovi amici sono maestri!

  5. Disorder ha detto:

    Mi riallaccio al commento di Marco, 17:01, che condivio.
    Al di là della polemica personale fra te e Mancuso, anche io Ivan (e sono un altro che è stato tuo “elettore” nel 2005) fatico a seguirti in questo ragionamento, e non mi sembra molto coerente quel passaggio sul movimento glbt italiano. Giuste sarebbero le critiche alla mancanza di coraggio dei dirigenti del movimento gay, ma il fatto che tu li abbia criticati dopo che hai aderito al partito che anche molti di loro (finalmente!) stanno abbandonando, sarebbe accettabile solo se tu poi avessi posto dichiaratamente all’ordine del giorno in *quel* partito gli obiettivi che rimproveri loro di non aver perseguito.
    Invece, all’interno del tuo discorso a Firenze, mi sembra di aver sentito solo (da te, la punta più laicista del Pd!) una difesa dei Dico, e non ANCHE una rivendicazione del matrimonio per tutti come obiettivo anche graduale ma concreto.
    Questo è l’intero passaggio, per essere chiari (non ho ascoltato l’audio quindi non so se hai poi apportato modifiche bel leggerla):
    “Possiamo continuare a lacerarci discutendo di cosa sia una famiglia. Nel frattempo il paese procede, vive, la politica resta indietro. Le persone si amano come vogliono, si amano come posso. Non c’è legge che possa mettere gli argini al desiderio di costruire una vita in comune. E’ per questo che la legge sui Dico, per quanto timida e insufficiente, va approvata, e subito. Perché una politica che pervicacemente si rifiuta di rendersi conto dell’esistente e di regolamentarlo, è una politica che ha perso. E se la legge sui Dico non è quella che avremmo voluto, beh, non si può darne la responsabilità alla Ministra Pollastrini e al suo staff. Quella è purtroppo la legge che fedelmente rappresenta un paese in cui nemmeno la comunità omosessuale ha avuto storicamente il coraggio di chiedere cose che in molti altri paesi della cui civiltà giuridica non è dato dubitare sono dati pacificamente acquisiti e che in Italia non si possono nemmeno nominare”
    Attenzione a non diventare il Grillini del futuro, da questo punto di vista (anche se ho ben presente che la battaglia per i diritti dei gay non è l’unica che ti proponi di portare avanti)…

  6. Fabrizio ha detto:

    “Si nasce piromani, si muore pompieri”. Speriamo che non sia il tuo caso, anche se gli avvenimenti degli ultimi giorni sembrano tanto virare in questa direzione.

  7. Fabio ha detto:

    A volte, stando a casa seduti dietro ad un pc, si corre il rischio di non comprendere ciò che succede là fuori, nel mondo reale, che è un mondo di scelte, di assunzioni di responsabilità, di ruoli e, inevitabilmente, di compromessi. Chi sono i delusi dalla virata “pidiennina” – si dirà così? – di Ivan Scalfarotto? Con ogni probabilità, non dico in tutti i casi, ma in una buona maggioranza di questi, persone sostanzialmente nauseate dalla politica e – ben oltre, e con ogni comprensibile ragione – dal “sistema politico-socio-economico-culturale italiano” che hanno deciso, più o meno consapevolmente, più o meno felicemente, di rendersi “marginali”, di stare al confine, in attesa di: 1) tempi migliori, 2) un messia, 3) espatriare. Ai loro/nostri occhi, Scalfarotto non rappresenta più, probabilmente, né il Messia, né l’angelo che annuncia l’arrivo del Messia. Scalfarotto entra nel Partito Democratico e nemmeno dalla porta di servizio ma dal portone di quello che è stato, negli ultimi giorni, l’evento mediatico più rappresentato nella stampa del nostro regime monopartitocratico: il congresso DS. Certo, caro Ivan, il gap è notevole: dai banchetti agostani di fronte a Feltrinelli a Largo Argentina e dalle sfuriate sprezzanti di Imma “tunonsaichisonoio” Battaglia, alle citazioni fassiniane e alla tua ammirazione per la classe politica diessina, il salto assomiglia, piuttosto, ad un bungee jumping: anche lo stomaco quadripartito di una mucca avrebbe – ammettilo – qualche difficoltà, data la brusca variazione dietetica. Che spiegazioni dare della tua decisione? Come confrontarsi con i propri supporter? Come reagire/rispondere alle acidità da Helicobacter di insospettabili perpetui (Mancuso)? Non devono essere state giornate facili, caro Ivan e non deve essere stato facile seguire il motto “più leggero, più profondo, più dolce”.
    Scalfarotto vuole fare carriera? Me lo auguro, direi. Perchè a stare al margine bisogna averci la vocazione, e pare che Scalfarotto non ce l’abbia. Pare, invece, che ne abbia un’altra e, si dica la verità sino in fondo, noi lo sapevamo. Il fatto di non essere né cattolico né cristiano mi consente di apprezzare maggiormente l’Ivan politico che l’Ivan Messia. I Messia prima o poi finiscono crocefissi o impiccati, delirando sulla salvezza del mondo: oltre all’assenza di una vocazione al margine pare che Scalfarotto non abbia – non del tutto però, eh! – nemmeno quella al martirio. Anche se poi, bisogna ammetterlo, cosa è un cilicio se confrontato alla consapevolezza di militare nello stesso partito della Binetti? Brrrrrr… No, non deve essere facile.
    La realtà è complessa, e lo schermo è piatto: la complessità, dicono i teorici dei sistemi, è integrazione e differenziazione insieme (una roba che, a confronto, le convergenze parallele impallidiscono). Il guaio è che Ivan ha fatto una scelta e, giocoforza, ci deve credere. Succede a tutti noi, sempre, quando facciamo delle scelte: se spendo 300 euro dallo specialista, quanto scommettiamo che la medicina sarà quella giusta? Il partito democratico sarà deludente? Certo che lo sarà, ci mancherebbe pure, lo è già se per questo – altrimenti poi mi tocca credere al Messia e la cosa non mi garba affatto – ma la differenza sta tra lo stare dentro e lo stare fuori. La differenza la fa il credere al Messia o meno. Perchè molti di noi non smettono di credere al Messia e sono così affezionati al loro stare fuori? Ma è proprio vero che gli ultimi saranno i primi? A fare che? Una cosa la so, comunque: Scalfarotto non vuole fare l’ultimo. E tiro un sospiro di sollievo.

  8. giovanni ha detto:

    @ Disorder
    Valutiamo un paio di fatti: tu dici che i dirigenti del movimento GLBT italiano se ne vanno dal partito.
    Ma visto che il loro operato e’ stato fallimentare (a tutt’oggi non c’è nemmeno la legge sui DICO), non sarebbe piuttosto il caso che lasciassero invece i vertici del movimento a qualcuno che può fare qualcosa di più?

  9. Anellidifumo ha detto:

    Ivan scrive, giustamente:
    “Il fatto che Aurelio e molti altri dirigenti del movimento GLBT italiano si siano impegnati direttamente, e per molti anni, purtroppo non fa tuttavia venir meno che il risultato di questo loro impegno sia stato di di qualità e di impatto assolutamente fallimentari”.
    Purtroppo si può dire lo stesso di Fassino e D’Alema. I Ds sono oggi 0,5 punti percentuali sopra al minimo storico preso dal Pds al suo debutto, nel 1991, e non a caso vanno alla fusione con culture altre, quella cattolico-democratica e quella clerico-integralista, nella convinzione di non poter crescere in modo differente. Ciò nonostante, Fassino e D’Alema sono sempre lì, a capo dei morituri Ds e del nascente PD.
    Per il resto, sono d’accordo con ciò che ha scritto Disorder. Nel tuo discorso Ivan, non hai parlato né di adozione alle coppie dello stesso sesso, né di matrimonio. Hai detto che i Dico sono da approvare. Triste l’uomo politico che adatta i suoi discorsi alla platea che l’ascolta.

  10. Francesco-Alessio ha detto:

    Conosco poco il mondo gay, ma la conclusione di Ivan sull’unicita’ dell’Italia potrebbe essere affrettata. In generale, però, chi si oppone tende a farlo su basi semplicemente “reazionarie”: il servilismo verso il mostro papale , per forza dicose (geografiche) sembra essere solo Italico.
    Ad ogni caso, e sebbene la situazione sui diritti dei cittadini di vari orientamenti sessuali sia un problema quantomeno complicato, sono d’accordo con la critica mossa da Ivan. Mi spiace per Mancuso (e capisco la sua critica alla “fallo tu visto che critichi!”, in parte la condivido), ma a volte bisogna saper cedere il passo, anche se ce la si è messa tutta. .
    Nota di colore (anzi, di arcobaleno): Il Sudafrica (Il paese con l’Apartheid fino all’altro ieri, esatto) garantisce pieni diritti a tutte le coppie, senza sconti. Senza fa debordare il discorso in 20 altri argomenti che non sono pertinenti al tema, penso che se si possa passare dal ghetto e le torture per l’ottanta per cento della popolazione al riconoscimento del matrimonio per tutti, qualcosa è decisamente cambiato, in 18 anni, ed alcune delle soluzioni che sono state adottate in loco potrebbero anche essere adottate alla situazione italiana. A meno che, ogni volta, non si voglia reinventare la ruota perché “Gli Italiani lo fanno meglio”. Fra le varie cose, la comunità europea dovrebbe avere una piattaforma precisa contro le discriminazioni di questo genere.
    Fran

  11. Ernesto ha detto:

    basta con le politiche di genere e i particolarismi
    tutti assieme, tutti uguali, per una nuova stagione di diritti di tutti
    basta con la stagione del politico giallo, la politichessa blu, quello di lingua viola e quella di cultura gialla
    lavoriamo assieme, tutti assieme, e selezioniamo i migliori per rappresentarci
    buon 25 aprile

  12. Disorder ha detto:

    @Giovanni: sì, sarebbe il caso che ci fosse un ricambio ai vertici dell’associazionismo glbt. Infatti la mia non voleva certo essere una difesa di Mancuso e soci.
    Ma siccome auguro comunque a Ivan di riuscire a cambiare qualcosa (*anche* dal punto di vista della parità dei diritti per tutti i cittadini) dentro al carrozzone del Pd, speravo in un discorso più coraggioso in materia da parte sua.
    Per provare a spiegare meglio quello che non mi è piaciuto di quel passaggio, faccio un parallelo in via puramente ipotetica: è come se un politico di estrema sinistra, in un congresso del suo partito, prima rimproverasse i sindacati per non aver chiesto l’abolizione totale della legge Biagi, e poi subito dopo sostenesse – come propria posizione politica – la necessità di apportarvi solo modifiche minime (!).

  13. alessandro ha detto:

    Concordo con Marco. Ho vissuto anch’io nove anni in Germania, ci sono arrivato quando ancora vigeva il famigerato paragrafo 175 del codice penale, che puniva il sesso omosessuale tra minorenni (criminalizzando quindi due sedicenni che si davano un bacio), e l’ho lasciata quando è stato approvato il “matrimonio” gay (in realtà una forma di PACS). Ma effettivamente, caro Marco, il movimento lgbt in Germania si è dato molto più da fare che da noi, a cominciare da Volker Beck, il parlamentare verde sempre in prima linea a proporre leggi contro la discriminazione, a favore del riconoscimento delle convivenze ecc., e abilissimo a creare una maggioranza disposta a votarle anche ricorrendo all’appoggio di parti dell’opposizione (i liberali – guidati dall’apertamente gay Westerwelle). Certo, Marco ha ragione a dire che i tedeschi al governo avevano Schroeder e non Prodi, Fassino o D’Alema. E qui esprimo anch’io le mie perplessità sulla scelta di Ivan. Caro Ivan, hai ragione a criticare i vertici del movimento lgbt italiano, ma stai entrando nel partito non solo della Binetti (che potrebbe pure essere un caso isolato), ma anche di Rutelli, Fioroni (quello che appoggia il Family Day e non condanna l’omofobia nelle scuole), e via dicendo. Capisco che tu non ne possa più di stare a guardare e voglia fare qualcosa, ma pensi davvero di farcela contro questa gente? La svolta effettuata a Firenze ha una direzione ben precisa: l’elettorato cattolico e conservatore. Io non voterò mai questo PD, e non solo per la questione dei diritti lgbt, ma perché mi sembra rappresentare delle visioni del mondo e della società che considero lontanissime dalle mie: è un partito che condanna il “laicismo esasperato” (a sentire i margheritini) e non l’ingerenza ecclesiale (persino Ivan nel suo discorso – almeno nel testo online – si è limitato a un generico accenno allo Stato laico), che pensa che essere di sinistra significhi solo nutrire buoni sentimenti verso i deboli (e la sana rabbia contro le ingiustizie e chi le commette?). Ma davvero vogliamo prendere come modello i Democrats americani? Ma noi non siamo l’America, ne siamo lontani anni-luce dal punto di vista giuridico e politico, abbiamo un altro modo di concepire e di vivere la politica. Critichiamo l’esportazione forzata dei nostri modelli politici in altri paesi e poi ci auto-imponiamo un modello assolutamente estraneo alla nostra cultura civile. In nome di cosa? Qual’è il senso del PD, Ivan, me lo spieghi? Un partito che riune tutto e tutti, è solo un contenitore vuoto nel quale si sperano di raccogliere quanti più voti possibili. E magari ci si riesce pure. E poi? Come si governa? Si dà retta a Scalfarotto o alla Binetti? Alla Finocchiaro o a Fioroni? A Veltroni o alla Bindi? Il risultato sarà quello di un governo di gestione, di ordinaria amministrazione, impossibilitato a operare qualsivoglia riforma su qualsivoglia aspetto rilevante della vita del paese, paralizzato dal suo stesso pluralismo interno. Meglio una Grosse Koalition alla tedesca, dove i due partiti si possono strappare concessioni reciproche. O è questo che pensi di fare: la fazione laica contro la fazione bigotta del PD? Ma allora perché fondersi, se non si ha nulla in comune? Spero che tu abbia delle risposte a queste domande. Un abbraccio

  14. paulo ha detto:

    Premessa d’obbligo: a nessuno piace essere direttamente o indirettamente criticati. Se poi si è convinti di aver fatto del proprio meglio è naturale sentirsi in dovere di rispondere, e giusto farlo.
    Detto ciò, trovo la risposta di Mancuso pressoché priva di contenuti rispetto all’rgomento di cui si sta discutendo. Verte quasi esclusivamente su chi sia Scalfarotto, e in generale su chi e quando è nella posizione più adatta ed esclusiva per poter giudicare e criticare.
    In questo vedo un paradosso imperdonabile creato da Mancuso, che è la logica conseguenza del suo discorso: la stessa critica da lui mossa ad Ivan, legata cioè al ruolo e all’appartenenza o meno ai circoli, la si può traslare in modo integro a qualunque omosessuale non facente parte di GLBT. Praticamente chi non è nel movimento in prima persona non può criticarlo perché non ne sa abbastanza, o non ha fatto abbastanza. Mi pare invece più che logico che chiunque può muovere la sue critiche tanto dal di dentro quanto dal di fuori del movimento, giuste o sbagliate che siano tali critiche. Né chi è nel movimento dovrebbe giudicare l’impegno personale di chi non vi entra, quando non fosse a conoscenza delle vie personali intraprese da questi.
    Trovo la risposta di Mancuso elitaria. Non credo che l’universo omosessuale cominci e finisca con i movimenti, per quanto straordinariamente importanti questi possano eventualmente essere o essere stati. Al contrario di quel che sostiene, chiunque può salire in cattedra, se vuole. Quel che conta è la sostanza dell’argomento presentato, se è valido o meno, non certo la carta d’identità, la dichiarazione dei redditi o il numero di convegni cui si è partecipato. Ogni individuo riconoscentesi in qualsivoglia gruppo sociale può adire a vie personali e totalmente diverse dai movimenti di genere per affrontare a proprio modo le proprie battaglie ideali.

  15. Cristian ha detto:

    Personalmente….
    1) Il fatto che i Italia 2 partiti si fondano per farne uno quando succede praticamente sempre il contrario è intrigante in sè
    2) Il fatto che io sia Cattolico (maturo alla Prodi, ovvero in ricerca), di sinistra (anche se su certe posizioni decisamente più a sisnistra dei DS) e gay ,mi farebbe propendere “naturalmente” verso un soggetto politico che fonde un partito di riferimento cattolico, uno di tradizione comunista e che da sempre ha dato ospitalità alle istanze per la rivendicazioni dei diritti degli omosessuali (Arcigay)
    3) Ciononostante, sarà un pregiudizio, sento odore di bruciato (sarà l’incenso della Binetti?), e dire che i miei amici mi rimproverano i facili entusiasmi!!!
    Ho come l’impressione che, nonostante le premesse del punto 2, questa non sia la mia casa…
    – troppa visibilità ad un cattolicesimo alla Binetti e poco ad uno alla Carlo Carretto – Frer Roger – Alberto Maggi – Carlo Maria Martini – Arturo Paoli – Frei Betto e potrei continuare ancora per molto (mancheranno gli uomini adatti? Perché non cercarsi delle risorse umane e dei contatti adatti? Interessante per ex il contatto dell’associazione Arci con la rivista Adista, ma ce ne sono molte altre da contattare per promuovere un cattolicesimo più rifomista e meno reazionario)
    – una politica riformista molto, troppo moderata (almeno così sembra) su molti temi sociali ed economici
    – una politica oserei dire “fallimentare” sui diritti degli omosessuali, ed in senso lato (anche se un po’ più coraggiosa) sulla promozione di una culturta delle diversità
    – una politica praticamente inesistente ed inefficace sui temi ambientali, ma questo è un problema di tutta la politica, non solo italiana
    Per cui, sebbene abbia sostenuto Ivan alle primarie, abbia seguito la difficile gestazione del PD con apprensione, condivida in linea di massima le sue (almeno ufficialmente dichiarate, seppur un po’ fumosamente) istanze, non so davvero che pesci pigliare!!!

  16. canio ha detto:

    Intanto caro Ivan, Mancuso e altri considerano i Dico un palliativo che non risolverà i problemi della comunità gay italiana. Tu li difendi….

  17. Anellidifumo ha detto:

    Cristian, io fossi in te controllerei bene che l’Arcigay entri nel PD. Secondo me non succederà. Oh e parliamo dell’Arcigay, storicamente nota per essere l’associazione Glbt più moderata dell’intero continente europeo, eh, non dei rivoluzionari di Act Up!

  18. Cristian ha detto:

    Bè non è che di mio sia entusiasta di come si muove Arcigay, e non solo per la sua linea “moderata”, politicamente parlando cmq, al peggio continuerò a votare un po’ più a sinistra dei fu DS… però mi sembra assurdo non trovare mai un soggetto politico “soddisfacente”. Son troppo difficile?!

  19. Marco ha detto:

    Caro Alessandro
    concordo su tutto quel che scrivi.
    Ma, infatti, Volker Beck – che ben conosco – non è mai stato un “leader” della comunità GLBT, ma un leader politico a tutto tondo, gay, dei Verdi. Un partito, che piaccia o meno, ha avuto in Germania dei leader di un certo peso e di una soprattutto di una certa preparazione.
    In Italia di Volker Beck non ne vedo proprio al momento (Scalfarotto incluso, e mi scuso per la sinceità), e non vedo men che meno un partito come quello della SPD o dei B90/Grüne, che mai avrebbero accettato e metabolizzato di avere al loro interno conservatori integralisti cattolici a tutto tondo. Cosa che sta succedendo invece solo in Italia.
    Cari saluti
    M

  20. Daniele ha detto:

    Scrivo un po’ in ritardo rispetto al tema in questione, ma dò ragione a Ivan. Ha fotografato benissimo la situazione in cui la comunità glbt si trova a essere in Italia, ossia con meno chances e più rischi – anche di incolumità fisica – rispetto a 10 anni fa. E questo perchè? Perchè i dirigenti della maggiori associazioni gay (Arcigay in primis, di cui son stato iscritto) in genere hanno fatto pochissimo per la comunità e invece moltissimo per se stessi e i propri militanti, ma soprattutto, questo l’errore politico maggiore, hanno creduto che ai gay italiani bastasse dare qualche locale in più perchè anche l’Italia potesse aspirare a diventare “europea” in tema di diritti gay. Hanno avuto la vista corta, forse in buona fede. Hanno forse pensato che avendo le spalle coperte dal Partito-mamma loro potevano continuare a divertirsi chè poi ci avrebbero pensato “quelli del partito” a portare avanti le battaglie per i diritti. Errore! Erano ciechi e sordi, ovviamente tutti infoiati nelle dark-room a darsi alla pazza gioia, e non si accorgevano che:
    – nel Partito li tolleravano senza che nessuno mai a livello nazionale portasse avanti le loro istanze in prima persona. Ci ha dovuto pensare anni dopo Grillini stesso. Colmo dei colmi.
    – la stragrande maggioranza dei gay italiani usava ( e usa tuttora) le tessere solo per entrare nei locali, perchè nei circoli chiunque era “inesperto” veniva tacciato di ignoranza, non c’era la minima attenzione alla persona. Nella piu’ perfetta logica politicista (non politica) che Mancuso adotta nella sua sprezzante risposta alla tua critica.
    – le cronache davano in ascesa una destraccia sociale che ha trovato poi rappresentanza politica nella cosiddetta Casa della Libertà. E che in parte è scesa a manifestare al Family day. Che in buona parte sposa le prese di posizione del papa e dell’alto clero vaticano.
    – la Chiesa alzava i toni dello scontro con la parte laica della società. Più diritti per i gay significa meno spazio per loro, meno spazio per l’indicibilità pubblica della “cosa” che portava molti gay repressi nell’orbita della chiesa, pur se in posizioni marginali, ma utili.
    Ecco, quando tutte queste circostanze hanno preso corpo e son volate parole grosse prima, pugni e stupri poi, allora son spuntati i Mancuso a dire “basta con questa chiesa” “basta coi DS”. A buoi scappati. Ovviamente dò per scontato che queste scelte, queste mancanze siano state fatte in perfetta buona fede, però mi chiedo anche come sia stato possibile che da 10 anni anni a questa parte nessuno, dico nessuno dei dirigenti arcigay si sia accorto di cosa stava succedendo in Italia. Hanno peccato di presunzione e autoreferenzialità. Proprio come nel partito al quale si appoggiavano. Solo che un parito non si occupa solo della questione gay (per molti dirigenti di partito anche nuovi i gay tutto sommato fanno tanto casino per niente, visto che sono solo il 5-6%) ma anche di altre questioni. I gay invece dovevano occuparsi dei gay e politicamente non l’hanno fatto. ADESSO dicono che i Dico sono insufficienti, ma PRIMA che il duo Bindi-Pollastrini prendesse in mano la questione, dov’erano?
    Io Mancuso l’ho incontrato di persona più volte, ci ho anche parlato e mi e’ sembrata una persona perbene. Ma la risposta che ti ha dato veramente non ha ragione d’essere. Troppo comodo. Hai ragione tu, con quella logica elitaria del menga non si va da nessuna parte. A quando un ruolo pro-attivo del movimento gay (facili le battute, mi rendo conto!) e non solo reattivo?
    Chiudo questo mio lungo intervento rinnovandoti la mia stima, anche per il tuo ingresso nel PD. La capisco benissimo mentre non capisco le critiche di chi sotto sotto vuole darti del “venduto”. Con il tuo background culturale, speravano che andassi dove? La tua presenza lì e’ utile anche per arginare le “ciliciate” della Binetti e , questo sì lo spero e penso ce lo devi, anche le prudenze e i sofismi fassiniani sulla partecipazione al pride.
    Grazie anche per lo spazio che riservi a chi ti legge e alla qualità sempre alta e mai banale dei tuoi interventi sul blog.
    Se uno solo dei dirigenti glbt avesse avuto la visuale a 360° che hai tu, non staremmo così messi male rispetto a certe questioni.