27 Dicembre 2006

O stanno parlando di altro?

Diario

Adesso non mi costringete a diventare più ministeriale della ministra: insomma, io la lettera aperta dei 17 senatori che hanno criticato Barbara Pollastrini per aver presentato e fatto approvare dal Governo il “Disegno di legge recante nuove disposizioni in tema di delitti contro la persona, contro la famiglia e con finalità di discriminazione” proprio non l’ho capita.
I 17 senatori – tra cui nomi assai noti come Gavino Angius, Felice Casson, Lidia Menapace, Anna Donati e Cesare Salvi – lamentano che il DDL conterrebbe norme generiche ed inefficaci e continuano sottolineando che a loro parere nel DDL «Manca un Piano nazionale che definisca le linee guida, i servizi e le risorse di contrasto alla violenza sessuale nei confronti delle donne e per ragioni di orientamento sessuale».
Dopo aver rotto le scatole a Pollastrini & c. per un bel po’, mi tocca ora dire che i 17 senatori hanno preso secondo me una grossa cantonata. Innanzi tutto il disegno di legge si chiama in un altro modo: “Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell’ambito della famiglia, per l’orientamento sessuale, l’identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione”. Uno dirà che la differenza è minima, ma converrete che in Italia una cosa è parlare di violenza nell’ambito della famiglia e tutta un’altra cosa è parlare di delitti contro la famiglia: se chiedete a Buttiglione o a Paola Binetti vi spiegheranno che i secondi (e che saranno mai? Il divorzio, forse i pacs?) sono senz’altro molto più gravi dei primi.
Il fatto poi che nel disegno di legge si parli di identità di genere mi pare una cosa del tutto rivoluzionaria. Di Gender Identity si parla pochissimo da noi, ma esiste una fiorente letteratura nei paesi anglosassoni. L’identità di genere non ha nulla a che vedere con l’orientamento sessuale (che riguarda il genere dell’oggetto del nostro desiderio sessuale: etero = sono attratto da persone di genere diverso dal mio; omo = sono attratto da persone del mio stesso genere) ma riguarda l’allineamento tra il proprio genere biologico e quello psicologico (sono anatomicamente uomo ma mi sento donna o viceversa) e quindi anche, in senso più lato, gli scostamenti tra il genere di una persona i cliché legati a quel genere (per esempio il caso violenze o discriminazioni ai danni di uomini efebici o effemminati o di donne mascoline, che ovviamente possono essere sia eterosessuali che omosessuali). Il DDL equipara e condanna ogni comportamento di violenza o di discriminazione fondata su genere, orientamento sessuale e identità di genere e questa, in un paese come il nostro, è oggettivamente una conquista.
Il Disegno di legge Pollastrini contiene poi principi importanti: sul divieto di fare pubblicità utilizzando in modo discriminatorio o vessatorio l’immagine della donna (il creativo della Saratoga si troverà in mezzo alla strada proprio nei giorni di Natale?), aggravanti per i fatti di violenza compiuti all’interno della famiglia, l’attesa norma sulla sottrazione ed il trattenimento dei minori all’estero, l’introduzione del reato di “Atti persecutori” inclusivo del divieto per il colpevole di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, l’allargamento dell’aggravante della “finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale razziale o religioso” all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Insomma, un bel pezzo di legislazione tenuto conto della misera situazione dei diritti civili in Italia.
Se poi volete sapere se questo disegno di legge rappresenta una pietra miliare, una sorta di rivoluzione come quello approvato in Spagna dal Governo Zapatero, beh, è chiaro che no. Ma il disegno di legge italiano sta a quello spagnolo come il governo italiano sta a quello spagnolo e di questo la Pollastrini è responsabile quanto i 17 senatori che al nostro governo, mi pare, hanno tutti votato la fiducia. Quindi farne una colpa alla ministra nei giorni in cui nonostante Mastella, Rutelli e compagnia riesce a portare a casa un risultato del genere mi pare quanto meno ingeneroso.
A leggere i commenti che i lettori di Onemoreblog hanno riservato all’iniziativa di Angius e soci mi pare si confermi che il popolo esprime buon senso più spesso dei suoi rappresentanti e tra tutti mi associo quindi al commento di Giodi (con una leggera riserva sul congiuntivo): “ma non capisco, se la legge non gli piace, facessero emendamenti quando la discuteranno in commissione, che problema c’e’? O stanno parlando di altro?”